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Sempre vivo, Comandante

Data: 

26/11/2020

Fonte: 

Granma International

Autore: 

Quando si ha conquistato l’anima di un popolo non esistono commiati possibili nè verbi al passato che limitano la legittima presenza di un uomo di luce in tutti i tempi.
 
È il merito guadagnato da chi ha saputo amare e fondare. Un uomo al disopra della sua epoca e della sua opera.
 
Un uomo che non entra in una cronaca nè in un libro. Un uomo che è un’Isola e un continente. Un uomo di verità e giustizia.
 
Un uomo che semplicemente non ammette elogi pesanti né racconti senza onore perché è da molto che ha smesso d’essere solo un uomo, per diventare storia, sovranità, aria, mare … futuro.
 
E anche se il calendario ci ricorda che sono già quattro novembre della sua assenza fisica, per le vene di questa nazione continua a transitare l’eredità genetica ribelle dell’Eroe della Moncada, del guerrigliero in verde ulivo, del Gigante dalla barba banca, della guida di tutti i cubani, che è come dire, il nostro padre maggiore.
 
Perchè non solo le prodezze tremende come quelle della sfida alla tirannia, il suo allegato di auto difesa, lo sbarco dello yacht Granma, la sua lotta di ribelle nella Sierra Maestra o la sua guida a Girón e più di 50 gennaio alla guida del paese gli hanno guadagnato l’affetto e il rispetto di milioni, dentro e fuori da Cuba.
 
No. Non sono state solo queste prodezze. Al nostro “Chisciotte americano” come lo battezzò il suo amico Hugo Chávez, con questa corazza di morale assoluta che i nemici non sono mai riusciti a intaccare, e un cuore di “caguairán” forgiato più da 90 alberi di cedri, che da 90 agosto, basterebbero per sapere che non è morto, che vive nella gratitudine dei contadini, nelle medaglie degli sportivi, nella dignità dei medici e nel sorriso dei nostri bambini.
 
Il suo cuore palpita ancora in terra africana, nelle colline di Caracas, nel pupille di coloro che sono tornati a vedere la vita a colori, nel sentire di chi viene a studiare medicina e se ne va amando un’Isola, di chi non dimentica di quando lui stava con loro nei solchi, in un uragano o nella trincea di qualsiasi tipo di combattimento.
 
Lui continua ad essere il nostro Comandante in Capo. L’epopea di un uomo che si è reinventato per la storia con il riscatto di un bambino di sette anni e il ritorno alla Patria dei suoi Cinque Eroi.
 
Grazie per tutto e per tanto. Quest’opera non terminata, imperfetta e umanista che è la Rivoluzione segue il tuo legato partendo da quello che oggi chiamiamo continuità. La continuità che tu volevi Comandante, questa che non smette di sognare, d’amare, di forgiare un paese migliore.
 
Per questo si dice che nel Mausoleo di Santa Ifigenia, molto vicino a Martí, dal 2016, una pietra enorme di granito custodisce nel suo «cuore» il tesoro dei cubani.
 
Lì è visibile per tutti, inciso in lettere di bronz, il nome che è già eterno: Fidel.