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17 aprile 1961:il presagio della vittoria

Fidel che scende dal carro armato T-34 nell’invasione di Playa Girón. Aprile del 1961. Foto: Tirso Martínez
Fidel che scende dal carro armato T-34 nell’invasione di Playa Girón. Aprile del 1961. Foto: Tirso Martínez

Data: 

17/04/2020

Fonte: 

Periódico Granma

Autore: 

In uno dei suoi più alti momenti d’ispirazione , il poeta Jesús Orta Ruiz, “l’ Indio Naborí”, trasformò in poesía quel triste passaggio,  quando scrisse «Elegía delle scarpette bianche», una delle cronache  più commoventi sui fatti di Girón.

MATANZAS.— Il 17 aprile del 1961 fu l’ultimo giorno in cui Nemesia Rodríguez Montano vide sua madre viva, una delle prime vittime dell’invasione mercenaria, un’umile abitante della Ciénaga, di buon cuore, incapace di ammazzare una mosca», ricorda.
 
Dopo l’attacco dei mercenari nelle prime ore di quel 17 aprile sulla sabbia  di Playa Girón, la famiglia di Nemesia, come molte altre residenti in quel territorio a sud, fu invitata a sfollare verso Jagüey Grande, il paese più vicino alla zona dello sbarco, per proteggere soprattutto i bambini.
 
Poco dopo la partenza, in un luogo vicino alla località di  Soplillar, e prima d’intraprendere il cammino verso  Jagüey, la mitragliatrice dell’aviazione raggiunse il veicolo in cui viaggiavano e uccise sua madre, oltre a ferire i suoi due fratelli e la nonna
 
In uno dei suoi più alti momenti d’ispirazione , il poeta Jesús Orta Ruiz, “l’Indio Naborí”, trasformò in poesía quel triste passaggio,  quando scrisse «Elegía delle scarpette bianche», una delle cronache  più commoventi sui fatti di Girón.
 
Non fu l’unica storia disgraziata provocata con quel disperato tentativo dell’impero d’affogare l’esempio della Rivoluzione Cubana.  L’invasione portò alla costernazione molte altre famiglie cubane.
 
La brigata dei mercenari, ben organizzata, sufficientemente armata e con un buon appoggio, non immaginò di doversi scontrare con la spinta di un popolo gagliardo e deciso a difendere la nascente Rivoluzione.
 
Il valore e la fermezza dei miliziani e del popolo in generale confermarono il presagio della vittoria cubana precocemente, in quello stesso 17 aprile, un trionfo che si proclamò appena 70 ore dopo, definitivamente.
 
Nemesia, una donna orgogliosa della Rivoluzione che si salvò in quei giorni, vede di nuovo sè stessa assieme alla sua amata famiglia  sente il crepitio che giunse dal cielo e che tolse la vita a sua madre.
 
Pensa che solo per quella crudeltà, i mercenari non potevano realizzare i loro propositi.
 
Più tardi seppe che pochi mesi prima dell’invasione, un contingente di maestri volontari era stato inviato in tutta la Ciénaga e che erano state aperte scuole in quasi tutti i villaggi degli zuccherifici.   
 
In totale, 300 figli di contadini della regione ora studiavano nella capitale.
 
La Rivoluzione era molto recente, ma già d’allora la Ciénaga cominciava a cambiare.